giovedì 27 gennaio 2011

Tutta mia la Città - Elio Arnone Licata

P a e s e    M i o 

Racconto degli anni ottanta un po' rivisitato

di Elio Arnone


       Finalmente il lungo viaggio di ritorno al paese natio stava per finire, mi lasciavo dietro il grigio piovigginoso di fabbriche melanconiche per rituffarmi nel sole di spiagge accoglienti.
Mentre guidavo, ripercorrevo con la mente la mia storia, uguale a quella di tanti altri partiti in cerca di quella fortuna che il paese non era stato in grado di offrire.
Un paese avaro e ingrato che, tuttavia, nessuno, con uno straccio di lavoro anche mal retribuito, si sarebbe sognato di lasciare…
Lasciavo un’occupazione sofferta, fatta di sacrifici, lontano da casa e dagli affetti, che, comunque, per tanti anni mi aveva dato di che vivere dignitosamente.
Ma era finalmente giunto il momento di tornare.
Il viaggio lungo, interminabile, attraverso l’Italia stava per finire.
Dall’imbarcadero di Villa S. Giovanni già si vedeva la Sicilia, e mi sembrava di assaporarne gli odori, di vederne i colori brillanti di luci, dimenticati nelle nebbie del nord.
Finalmente in Sicilia!!!!


E sentivo la vita pulsare nel vociare chiassoso dei bambini 
che si affannavano sudati rincorrendo un pallone.
       Stavo per arrivare.
       Chissà quali cambiamenti avrei trovato nella mia città dopo tanti anni di lontananza.
 Chissà se avrei riconosciuto i luoghi della mia infanzia, le persone... Oppure avrei trovato tutto come lo avevo lasciato, in quella polverosa immobilità che azzerava la voglia di cambiare. 
Anziani 
E chissà se i vecchi chiacchieravano ancora seduti a circolo sulle sedie impagliate sfilacciate dal tempo con le loro coppole in testa, occupando per intere giornate gli ampi marciapiedi.

         Mi chiedevo ancora se i giovani passeggiassero ancora per ore ed ore per i corsi principali, scambiandosi sguardi furtivi con le ragazze che incrociavano nel loro cammino. Molte abbassavano lo sguardo immediatamente, meravigliavate della loro stessa audacia.
          Eppure molti amori allora nascevano così...
          Il desiderio di verificare questi e altri pensieri m’indusse a premere sull’acceleratore per affrettare i tempi.
E finalmente eccolo lì il cartello segnaletico che mi annunciava che stavo per arrivare: “Provincia del Golfo - La città di Licata vi da il benvenuto”.
         Ma allora i miei concittadini ce l’avevano fatta a rendersi indipendenti da Agrigento, che da decenni ci mortificava favorendo se stessa, e poi Sciacca, Porto Empedocle…
         Entrai in città percorrendo un largo viale di palme altissime che creavano suggestioni esotiche mai provate prima…
          Le case erano tinteggiate con colori vivaci e di buon gusto, i balconi stracolmi di gerani e altri fiori variopinti davano l’idea di un paese in festa.
         Guidavo stropicciandomi gli occhi, e dandomi pizzicotti, mi chiedevo se per caso non fossi capitato in una città che non conoscevo.
         Ma no, era proprio la mia città, cambiata, ma la mia città.
         Avevo rallentato per cercare di riandare ai miei ricordi, allungando la fila delle macchine che mi seguivano, e già immaginavo lo strombazzare dei clacson per sollecitarmi ad accelerare l’andatura, cosa che, con mia grande meraviglia, non avvenne.
         La circolazione scorreva veloce e silenziosa, guidatori e passeggeri indossavano le cinture, e i giovani, ognuno con il proprio casco, si muovevano attenti al codice della strada evitando equilibrismi, impennate, azzardati sorpassi a destra.
         Le strade erano ordinate, pulite, non riuscii a vedere lungo tutto il percorso un pezzetto di carta straccia.
         Ai bordi, contenitori d’immondizia che parevano essere appena usciti dalle fabbriche, tanto erano curati.
          Sui marciapiedi sgombri di venditori ambulanti, tavoli, sedie, esposizioni artigianali varie, vecchie signore camminavano tranquille con le borse dalla spesa.
           Trattenni a stento un ooh di stupore alla vista di alcune fontanelle da cui sgorgava un’acqua così limpida che invitava a bere.
            E ripensai ai carrettieri che attraversando strade polverose portavano botti piene d’acqua da vendere nei quartieri della città.
Mi meravigliò molto non vedere, come un tempo, i vecchi dalle coppole nere seduti a circolo sui larghi marciapiedi a raccontarsi ricordi.
Licata - 1975 - Carretto per la vendita dell'acqua
Foto di E. Arnone

      Volevo soddisfare questa mia curiosità, e così, incontrato un vigile, mi fermai per chiedere notizie.
       Con modi gentili e garbati, mi spiegò che da tempo agli anziani, l’Amministrazione comunale riservava un’attenzione particolare e che esistevano ben tre centri sociali dove potevano riunirsi, parlare, leggere i giornali, collegarsi ad Internet, ascoltare musica e giocare a bocce.
          Ero quasi intontito da tutte quelle novità che via via andavo scoprendo, quando notai la quasi totale assenza di giovani in età da lavoro, il che m’incuriosì tanto che decisi di fermarmi nel primo bar per fare qualche domanda al barista, con la scusa di bere qualcosa di fresco.
       Mi sedetti ad un tavolo ed un cameriere premuroso e dai modi gentili prese subito l’ordinazione.
       Gli chiesi, dove fossero andati a finire i giovani e le giovani del paese e se per caso avessero preso la via dell’emigrazione come era toccato a tanti di noi.
         Con un sorriso mi rispose:
       “Deve essere proprio tanto tempo che manca dal paese per non sapere che a quest’ora i giovani sono tutti al lavoro.
Tutto iniziò quando finalmente fu risolto l’eterno problema dell’approvvigionamento idrico delle campagne, e naturalmente della Città, riuscendo finalmente ad utilizzare quei fondi comunitari mai richiesti dai vecchi amministratori comunali.
Licata - 1975 - Ragazzi che si riforniscono d'acqua all'abbeveratoio.
Foto di E. Arnone

        L’agricoltura ebbe un vero e proprio boom, i giovani ritrovarono quella fiducia ed entusiasmo che li aveva costretti a lasciare il loro paese per cercare fortuna altrove, e cominciarono a tornare.
        Nacquero allora decine di fabbrichette per la trasformazione dei prodotti della terra. Prodotti davvero eccellenti, vista la qualità della materia prima, che hanno conquistato tutti i mercati.
In poco tempo la città realizzò l’utopia di uno sviluppo ecocompatibile e raggiunse un obiettivo insperato e che nemmeno i politici più disinvolti avevano osato promettere: disoccupazione zero”
       Ascoltavo talmente stupito le parole del cameriere, che mi parve inopportuno interromperlo per qualche domanda.
        Lui capì, e continuò il suo racconto.
“Tutta questa nuova ricchezza spinse le amministrazioni a creare nuove infrastrutture, strade, ponti, un nuovo e moderno mercato ortofrutticolo e persino un piccolo aeroporto.
Anche la stazione ferroviaria fu spostata fuori paese ed i passaggi a livello del centro eliminati, rendendo fluida la circolazione stradale e felici gli abitanti di Oltreponte.
      Un fermento creativo che coinvolse tutti e che riuscì perfino a convincere chi teneva stretti i propri soldi nelle banche o nella posta a osare di più, ad avere fiducia, a credere nell’avvenire investendo.
      Sono nati così alberghi, pensioni, ristoranti, discoteche, addirittura un porto turistico ed alcuni villaggi vacanze. 
Licata - Come sarà  Marina di Cala del Sole

       Per dirle, questa estate mezza Sicilia senza mare, quella dell'interno, ha fatto il bagno nelle nostre magnifiche spiagge portando nuova ricchezza al nostro commercio. 
       E che dire del gemellaggio con Malta?
        Collegamenti giornalieri assicurano un notevole flusso turistico nei due sensi. Licata è al centro di itinerari che da qui conducono a Piazza Armerina, Agrigento, Naro.
      Anche il traffico commerciale è aumentato : quasi tutti i prodotti della terra che finiscono sulle tavole dei maltesi sono il frutto del lavoro dei nostri contadini, oggi più che mai veri imprenditori agricoli.
       Insomma il porto va, e Licata è diventata il più importante punto di riferimento del Mediterraneo per la diportistica nautica.
        Questa volta lo interruppi con un cenno.
Per fargli i complimenti per il modo di esprimersi e la gentilezza, davvero squisita usata nei miei confronti.
         Mi ringraziò con un sorriso e riprese a parlare
        “C’è voluto l’impegno di tutti per trasformare camerieri, come me, ristoratori, commercianti e tanti altri operatori improvvisati, in apprezzati professionisti.
         Banchi di frutta e verdura, carrettelle di pescivendoli, le greggi che attraversavano la città, i comportamenti truffaldini di molti, fanno parte di un passato folcloristico tutto da dimenticare.
1975 -Licata - Gregge al rientro
Foto di E. Arnone
          
         Siamo diventati consapevoli che solamente con la gentilezza, la cortesia  e l’onestà, diventate parole d’ordine per tutti, potremo assicurare un futuro ai nostri figli che lavoreranno nella loro terra, per la loro terra.
         Oggi Licata è una città vivibile con una qualità della vita elevata. Molti dei suoi cittadini migliori, emigrati giovanissimi per ragioni di lavoro, sono tornati per offrire alla città l’ esperienze maturate in annin di sacrifici. Il ritorno di queste risorse umane e professionali di prim’ordine è  una vera ricchezza per l’intera collettività.
          E tutto funziona meglio: scuola, sanità, pubblica amministrazione. Perfino alle poste non si fa più la fila, e così al Comune, completamente informatizzato.
         Insomma una reazione a catena naturale, incontrollabile, inarrestabile che ha prodotto una vera rivoluzione sociale, economica e culturale.
          Spero di aver soddisfatto le sue curiosità. Mi ha fatto piacere servirla, ma ora purtroppo la devo lasciare e mi scuso del piccolo sfogo dettato da un pizzico di orgoglio civico”.
         Avevo ascoltato a bocca aperta tutte le informazioni fornitemi dal cameriere e mi chiedevo se, tanti anni prima, avessi fatto bene ad abbandonare quella nave che sembrava affondare.
        Non volevo però che questo pensiero mi guastasse la giornata, ero tornato, questo contava, la città era profondamente cambiata in meglio, ed era la mia città!
         Dopo aver ringraziato, salutai il cameriere e mi diressi verso la macchina per verificare le meraviglie che avevo ascoltato. Infilai la chiave nel cruscotto e…uno scampanellio assordante mi fece sobbalzare.

          Non ero nel sedile della mia macchina!

          E non ero neanche in macchina!

           Mi alzai, spostai le coperte e accesi la luce.

                                                          Avevo sognato!
Licata - Calanchi di Marianello oggi.
Foto di E. Arnone